Giulio Cirri nato a Firenze, italo francese, vive a Medellin, Colombia. Sono laureato in operazioni di pace, gestioni e mediazioni dei conflitti. Il mio interesse per il fotogiornalismo è nato quando ho vissuto in India nel 2009. Sono arrivato in Colombia nel 2010 e ho spesso lavorato con la comunità afro colombiana. Il mio lavoro “Buenaventura”, dove ho raccontato una comunità afflitta dalla guerra tra paramilitari e guerriglia e dove lo stato vuole espropriare le terre di loro proprietà, è stato pubblicato da VICE Colombia e sono arrivato secondo al concorso ”Alto contraste” dell’osservatorio Dejusticia per i diritti umani. Ho lavorato per il comune di Bogotà come professore di fotografia, dando lezione ai bambini delle case popolari e per una fondazione colombiana che opera nel Chocò.
Ha esposto nel 2018 con “Rutas de la Libertad”, un lavoro sulla storia della schiavitù. La libertà e le tracce per la sopravvivenza sono tracciate nelle teste delle comunità afro-discendenti. Le loro pettinature riflettono un lungo processo di resistenza alla ricerca della libertà. Le donne afro colombiane, portate dal continente africano, disegnavano mappe sulle proprie teste che avrebbero poi usato per fuggire a Palenque (ora San Basilio di Palenque nella regione del Bolivar in Colombia), consacrata terra della libertà. Lì nascondevano i semi che avrebbero poi garantito l’alimentazione delle loro comunità e nelle trecce nascondevano anche le pepite d’oro che riuscivano a sottrarre al conquistatore spagnolo. Questo simbolo di liberazione è trasceso nel tempo e riflette una identità e un linguaggio invisibile che rifiuta la perdita del suo valore storico. Attraverso la fotografia e con l’aiuto di un parrucchiere della comunità afro-colombiana ho voluto raccontare questa storia attraverso acconciature e trecce che copiano le carte geografiche dell’epoca della colonizzazione. Con le mappe ho cercato di rappresentare le differenti regioni della Colombia.