Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in più di quaranta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private. Ha realizzato una decina di volumi fotografici e le sue ricerche sono state presentate o recensite dai più importanti critici italiani. Dalla fine degli anni ottanta scrive di fotografia collaborando nel corso degli anni con molte riviste; insegna linguaggio fotografico e sulla materia tiene corsi e conferenze. In qualità di saggista ha pubblicato tra l’altro negli anni più recenti due volumi: Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile (2011) e Fotografia araba fenice. Note sparse tra fotografia, cultura e il mestiere di vivere (2014). Sue opere sono conservate presso collezioni private e istituzioni pubbliche tra cui il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. Attualmente dirige la rivista semestrale FC- FOTOGRAFIA E[È] CULTURA.
Sere a Sud-Est è un lavoro che raccoglie una selezione di fotografie realizzate nel corso di molti anni da Pio Tarantini nella sua terra d’origine, il Salento e la Puglia. Si tratta di immagini su alcuni aspetti marginali e meno noti del paesaggio salentino, ripresi nella luce preferita da Tarantini, tra crepuscolo e sera. Questo ritorno dell’autore nella sua terra madre non assume però soltanto una valenza nostalgica: le sue fotografie in questo ambito del paesaggio costituiscono ormai un linguaggio consolidato dell’autore tra l’approccio analitico e quello sintetico-poetico, dove la documentazione si coniuga con la visionarietà per creare immagini di grande potenza semantica. Scrive tra l’altro Roberto Mutti nella presentazione della mostra: «[…] Ma in altre e più complesse immagini il fotografo trasferisce un’intensità espressiva figlia di una cultura che si allarga a più ampie visioni: così il vecchio bunker trasformato in inaspettato luogo di devozione, la nuda struttura di due docce che si accosta a quella più tormentata di un albero per definire lo spazio dell’orizzonte e quel muro con gli scalini che portano a un cancello affacciato sul mare sono segni decisi e insieme delicati, quelli che da sempre caratterizzano la poetica di Pio Tarantini.»
Ha partecipato all’edizione 2019