Veronica Barbato è un’artista che si forma attraverso il teatro per piu’ di vent’anni. La danza contemporanea l’ha direzionata verso una sua ricerca che unisce performance e fotografia, sviluppando un linguaggio visivo per esprimere i movimenti e
le emozioni dell’uomo e della natura, esplorando la forza magnetica del contrasto. Oggetti e corpi nel continuo movimento
del tempo e dello spazio.
Attraverso la sua fotografia, vuole comunicare con lo spettatore e condividere le stesse illuminazioni creative. La sua performance è il risultato di un’interazione con l’improvvisazione, ma con la consapevolezza di una ricerca di forme potenti e profonde.
Veronica nasce nel 1981, Caserta, Italia. Vive e lavora a Lugano (Svizzera).
Dal 2020 rappresentata dalla Galleria Doppia V, Lugano (Svizzera).
TUA SORELLA. All’inizio degli anni ’80, i movimenti si riflettevano sempre nel trio: reflusso, lotta armata ed eroina. I tre elementi che hanno caratterizzato quel tragico periodo. Raccontare un argomento sempre più diffuso, disagio sociale, ribellione, droga e libertà. Questa storia è quella di mia sorella. A 23 anni si è suicidata e le sto ridando la vita che non ha vissuto, mi ha insegnato ad amare. Orientandomi verso la contemporaneità, utilizzando il linguaggio e la dimensione della street art, mantenendo fede alle promesse d’amore tra sorelle e facendola girare il mondo, come non ha avuto modo fare. Una mostra e una strategia di comunicazione ispirata alla street art per renderla un’icona. Una mostra che si sviluppa con il coinvolgimento naturale di persone e artisti in tutto il mondo. Ho lanciato una campagna di comunicazione mediante affissioni. Testimoniando il ruolo fondamentale dell’arte nel definire la percezione. Una mostra fotografica in continuo movimento “on the road”. Nelle foto inserisco colori vivaci per rappresentare le allucinazioni, frasi tratte dai suoi diari segreti, i glitter descrivono la falsa illusione delle droghe, mescolando passato e presente. Questo progetto è nato da una lettera ricevuta cinque anni dopo la sua morte, è stata senza dubbio lei. Le stesse parole, lo stesso modo di esprimersi attraverso un’altra persona, che faceva da intermediario, questa lettera mi ha salvato da un continuo collasso gravitazionale. Il progetto è il risultato di un riscatto sociale, riportando indietro mia sorella, protagonista di una vita poco vissuta. Nell’archivio fotografico sono presenti immagini di Mary in vari travestimenti, come una vera star. Sono stata ispirata dall’idea della fragilità e dal rapporto tra morte e vita. Il tempo si congela quando una perdita diventa infinita. Con lei la mia infanzia non ha mai perso la sua magia, con lei non ha mai perso il suo dramma. L’amore non finisce, la morte non ci separa.