Beuys, Gaber, De André: tre maestri al Campania Teatro Festival. di Patrizia Varone
Cosa ci fanno Giorgio Gaber e Fabrizio De André sul palco del Mercadante? In uno spettacolo Da Gaber a Faber nato per il Campania Teatro Festival, venerdì 1 novembre alle ore 18 sul palco del Teatro Stabile di Napoli, il marchigiano, e più che acclamato dal pubblico Nerì Marcoré, ha messo insieme due dei più celebrati cantori d’Italia.
In due tempi, di cui il primo dedicato al teatro canzone di Gaber e il secondo al poetico De André, l’attore, per l’occasione cantante e chitarrista, si è fatto accompagnare da un gruppo di talentuosi musicisti. Anais Drago con il suo violino, Fabrizio Guarino alla chitarra elettrica, Domenico Mariorenzi con le sue chitarre, il pianoforte e l’armonica, Alessandro Patti al basso e contrabbasso, Simone Talone alle percussioni e Alessandro Tomei con sassofono e flauto, a ritmo di energia e passione, per un concerto durato quasi tre ore, hanno riproposto, brani indimenticabili
Con un viaggio partendo da signor G passando per Far finta di essere sani fino a Destra Sinistra, e ricominciando da Anime Salve per passare a La guerra di Piero, Neri Marcoré attraverso Gaber e De André, ci parla del presente, delle sue contraddizioni, e canta di libertà e di accoglienza. Cattura il pubblico inducendolo ad intonare prima Don Raffaé per un omaggio a Napoli a cui dà seguito con Presentimento di E. A. Mario, e lasciando la chiusura a Pescatore, attirando ovazioni e applausi senza sosta.
Controimmagini. Omaggio a Joseph Beuys, l’artista sciamano, è lo spettacolo proposto nell’ambito del Campania Teatro Festival, che è stato in programma al ridotto del Mercadante fino al 3 novembre. Per la regia di Michelangelo Dalisi e da lui recitato insieme a Marco Cacciola, ripropone le tappe fondamentali di uno dei più significativi artisti del XX secolo. Accompagna il pubblico e trasmette, rendendo a portata di tutti, alcuni dei messaggi essenziali dell’opera di Beuys.
L’esibizione attraversa tutto l’immaginario del grande artista, dall’ironia e lo sguardo rivolto soprattutto al cuore e alla coscienza dell’essere umano, passando per l’impegno ecologico, la scultura sociale, il Partito dei Verdi, la Libera Università Internazionale, i simboli archetipici inseriti nelle sue performance, le frasi emblematiche come La rivoluzione siamo noi. Uno spettacolo accattivante e divertente che non toglie spazio alla riflessione.Joseph Beuys è stato in Italia negli anni sessanta a Bolognano, in provincia di Pescara, dove ha fondato l’Istituto per la Rinascita dell’Agricoltura e si è dedicato alla Piantagione Paradise, un’opera di oltre 7500 esemplari di specie diverse di alberi. E ancora alla Sala Cannoniera della Rocca Paolina di Perugia dove ha allestito una performance con sei lavagne oggi esposte al Museo Civico di Palazzo della Penna. Venuto a Napoli a seguito degli eventi del terremoto dell’80 su invito del gallerista Lucio Amelio, Joseph Beuys ha realizzato l’installazione Terremoto in Palazzo. La sua tensione a celebrare la relazione tra uomo e natura è visibile a Kassel dove di fronte al Museo Federiciano ha creato, durante la settima Documenta del 1982, una delle più rappresentative opere chiamata 7000 querce, composta da 7000 pietre acquistabili, il cui ricavato è stato utilizzato nel tempo per piantare querce.