Fernand Braudel. Dal “miracolo greco” al Mediterraneo di Roma, che caratterizzerà la cosiddetta “civiltà mediterranea(parte quarta) di Carlo Di Carluccio
Prima di arrivare a Roma, Braudel descrive il “miracolo greco” cioè la nascita della civiltà di Atene, delle Poleis, delle sue colonie disseminate nel Mediterraneo dove fiorì la civiltà occidentale con la Filosofia, la Democrazia, il Teatro, il Mito, la Letteratura. Per descrivere questo miracolo Braudel usa parole quasi poetiche che riportiamo a sottolineare come allo storico sia sempre affiancato il grande narratore: “Il pensiero greco vola verso di noi, si reincarna ostinatamente, come le anime dei morti che il sacrificio di Ulisse riportava in vita. Si trova a Mileto, ad Atene quando parla Socrate… a Siracusa con Archimede, sarà a Roma… Fiorirà di nuovo nella Firenze di Lorenzo de’ Medici e di Pico della Mirandola. E ancora oggi giunge fino a noi”. Però, non sono secoli di sola luce quelli che vanno dal V al IV secolo, “il periodo d’oro” di Atene e delle altre città-Stato. Braudel li definisce “secoli inquieti”, dove domina il conflitto, le guerre, dove convivono la prima forma di democrazia della Storia, l’assemblea dei cittadini di Atene e la schiavitù. Furono proprio gli schiavi a permettere ad Atene di divenire una potenza marittima del Mediterraneo. Le “triere”, le potenti triremi che con i loro rostri “erano come proiettili nelle fiancate delle navi avversarie”, avevano un solo difetto: avevano bisogno di un fortissimo motore umano. Gli schiavi, i condannati a morte, gli esiliati che cercavano una via di salvezza venivano “stipati a bordo avevano la possibilità di sdraiarsi per dormire solo la notte quando la nave veniva tirata in secco sulla spiaggia”.
Il miracolo greco svanisce nel 404a.c., dopo la “mostruosa conquista della Persia”. Nella storia del Mediterraneo si affaccia un nuovo attore principale, l’Impero di Roma. Per Braudel “il successo di questo grande Impero consiste nell’identificarsi esattamente con il Mediterraneo”, anche se la sua estensione va ben oltre, grazie alle legioni inarrestabili, alle strade, agli acquedotti, alla politica, alle leggi. Con la “romanizzazione” del mondo antico, che abbraccia l’Europa, l’Africa, l’Oriente, anche il Mediterraneo cambia, i suoi “mille colori” diventano più uniformi, più pacifici, più prosperi. E tutto questo si deve alla grande “civiltà romana” che è costituita da tanti elementi, lingua, religione, diritto, tradizioni, ma anche dall’arte e dall’architettura. Che, lentamente ma inevitabilmente, caratterizzeranno la “civiltà mediterranea” di cui, noi tutti, siamo gli eredi. Pur dimenticandolo spesso.