Fernand Braudel – La storia millenaria del Mediterraneo nasce quando si incontrano tre fiumi, il Tigri, l’Eufrate, il Nilo (parte seconda) di Carlo Di Carluccio
Uno degli aspetti più interessanti e innovativi della storiografia di Fernand Braudel che ritroviamo nel saggio “Memorie del Mediterraneo” è la concezione del tempo. In questa viaggio appassionato nell’immenso passato del Mediterraneo Braudel ci avverte che “non esiste una storia veramente comprensibile se non ampiamente estesa attraverso l’intero tempo degli uomini”. Per questo motivo il tempo storico non sarà più calcolato in secoli, ma in millenni. E che non farà nessuna differenza fra Preistoria e Storia perché per comprendere le origini della civiltà mediterranea lo storico degli Annales mette sullo stesso piano le fonti di “parola scritta” e quelle che provengono da mondi in cui la scrittura non era stata ancora inventata, “cioè le civiltà agrarie, metallurgiche e poi urbane del neolitico, del calcolitico e dell’età del bronzo….”, tutte ugualmente indispensabili per scoprire la nascita, le mutazioni sociali ed economiche, la vita quotidiana.
Il saggio è diviso in due parti: nella prima parte lo sguardo acuto di Braudel si allarga alla nascita delle prime civiltà, nel IV millennio a.C., la Mesopotamia e l’Antico Egitto. Lo storico usa una bellissima immagine per raccontare che furono entrambe grandi civiltà fluviali: “L’acqua salata del mare è in ritardo rispetto ai miracoli dell’acqua dolce dei fiumi”. Braudel descrive la nascita e lo sviluppo di questi due “mostri” economici, politici, culturali, religiosi che si deve alla “domesticazione” del Tigri, dell’Eufrate e, naturalmente, del Nilo.
Il Mediterraneo nasce nel II millennio quando Oriente e Occidente, Mesopotamia e Egitto iniziano i primi scambi commerciali, i loro battelli scendono dai fiumi e prendono la via del mare per scambiarsi oro, spezie, grano. E’ affascinante la descrizione che fa Bruadel di queste prime barche, di questi primi commerci, dei primi marinai che “nella notte dei tempi” solcarono il “Mediterraneo del Levante”, le coste della Fenicia, le isole e le coste dell’Egeo, la grande isola di Creta.
A Creta, “isola sperduta in un deserto di acqua salata”, nacque la civiltà minoica, dal leggendario re Minosse, che Braudel definisce la prima civiltà cosmopolita. I resti dei grandi palazzi di Cnosso, di Festo, Mallià e Zakro, i loro porti confermano questa definizione. A Creta si associa la definizione di “talassocrazia” cioè la nascita di un potente impero di mare per i floridi commerci dell’isola nel Mediterraneo. Ma forse, scrive Braudel, è più corretto parlare di “impero culturale” di Creta che infatti invade l’Egeo con i suoi manufatti, con i suoi tessuti preziosi, con gli oggetti in bronzo, e soprattutto con la scrittura Lineare B. Nel 1900, nei pressi del Palazzo di Cnosso, l’archeologo inglese Sir Arthur Evans ritrova su alcune tavolette d’argilla delle scritte in questa lingua misteriosa che sarà decifrata solo nel 1953 dall’archeologo e architetto inglese Michael Ventris. Veniva così svelata al mondo intero la fitta rete di traffici commerciali, ma anche la sua cultura, la sua letteratura scritta in una lingua che influenzò inevitabilmente quella dell’Antica Grecia e della sua cultura che Braudel definisce “il miracolo greco”.
Memorie del Mediterraneo (Editore Bompiani, pagg. 427): breve scheda
Questo saggio di Braudel, che gode ancora oggi di un successo e di una fama mondiale non solo fra gli storici e gli specialisti, ha una genesi affascinante come la storia che racconta. Nel 1968 l’editore Albert Skira chiede a Braudel di scrivere un saggio sulla preistoria e sull’antichità del Mediterraneo per una collana molto raffinata (e costosa) che ha in mente di pubblicare. Braudel accetta la sfida, anche se fino ad allora si è dedicato alla storia del Mare Nostrum a partire dall’Età moderna e concentrandosi soprattutto sulla sua storia economica.
La sfida è vinta. Bruadel scrive il saggio in meno di due anni, nel 1969 è pronto, con il titolo “Les Mémoires de la Mediterranée”, ma non viene mai stampato per la morte dell’editore (e con lui la fine del suo progetto) e poi più tardi dello stesso Braudel. Il manoscritto sarebbe stato dimenticato in qualche museo se non lo avessero ripreso Jean Guilaine e Pierre Rouillard, i due curatori della prima pubblicazione, nel 1998, per Editions des Fallois. In Italia è stato pubblicato per la prima volta sempre nel 1998 da Bompiani, poi da Giunti Editori nel 2017. Quella che abbiamo analizzato noi è la quarta ristampa ed è datata 2022. Il saggio infatti viene ancora oggi ristampato in tutto il mondo, segno della sua immutata vitalità