Fernard Braudel. L’uomo che ha fatto rivivere il Mediterraneo (parte prima) di Carlo Di Carluccio
La civiltà occidentale è nata nel Mar Mediterraneo migliaia di anni fa, quando la Storia era ancora Preistoria. Tutto quello che siamo oggi, il nostro modo di pensare, di lavorare, di sognare e di pregare è nato sulle rive di questo strano mare che sulle cartine sembra un enorme lago chiuso dalle terre. Il termine “Mediterraneo” deriva dalla parola latina “mediterraneus” che significa appunto “in mezzo alla terra”. I greci lo chiamavano “Mesogeios” che significa “mare al centro della terra”.
Il centro. Il Mediterraneo è stato il centro del mondo per millenni. Per un tempo immemorabile e fecondo è stato il crocevia di culture diverse, il luogo ideale di scambi commerciali, di persone, di capitali, di merci, di idee che ancora oggi fanno parte del nostro DNA e formano la nostra identità.
Nel IV secolo a.C. a Mileto, una vivace colonia greca sulle coste dell’attuale Turchia, un uomo di nome Talete, perseguitato da chissà quale spirito benigno, mette in crisi il pensiero mitico e religioso, accantona gli dei e la loro divina incostanza e cerca di spiegare il mondo con la piccola forza del suo pensiero razionale.
Un secolo dopo, ad Atene, la polis delle poleis, poco lontano dall’Acropoli si riunì per la prima volta l’Ecclesia, l’assemblea dei cittadini ateniesi. Chissà quale fu il primo argomento di discussione, chi era contro e chi a favore di cosa e chissà quale fu la prima decisione democratica della Storia.
Eppure, per secoli, dopo che all’inizio dell’Età Moderna le navi dei primi viaggiatori hanno solcato i grandi Oceani in cerca di nuove terre, ricchezze e culture, il Mar Mediterraneo ha perso la sua centralità. Da allora non è stato più la culla in cui ritrovarci, ha smesso di essere il “Mare Nostrum” ma, soprattutto, ha perso la sua identità, si è smarrito.
É stato Fernard Braudel, uno dei più importanti storici francesi del ‘900, con alcuni suoi memorabili saggi, a far rivivere l’idea del Mar Mediterraneo come il frutto fecondo di innumerevoli civiltà che non hanno certo concluso il loro cammino.
“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede Braudel nella prefazione del saggio “Mediterraneo” (Bompiani, 1987): “Il Mediterraneo è mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”.
Seguiteci in questo viaggio per il Mediterraneo insieme a Braudel. Crediamo che ne valga la pena.
Fernand Braudel è considerato uno dei massimi storici del XX secolo. Nacque nel 1902 in un piccolo villaggio di campagna della Lorena, sulle placide rive della Mosa, ben lontano dal fermento della Belle Epoque di Parigi. Braudel non rinnegherà mai le sue origini contadine, anche quando diventerà uno storico di fama mondiale. “Sono uno storico di campagna” amava ripetere, “che voleva fare il professore all’istituto universitario di Bar-le-Duc per tutta vita”. Non fu accontentato. Studiò Storia a Parigi e a soli 21 anni ricevette la prima cattedra universitaria in Algeria. Poi tornò in Francia e iniziò ad insegnare in prestigiose Università, anche all’estero. Durante uno dei suoi viaggi in America Latina incontrò Lucien Febrve il grande storico francese che, insieme al patriota Marc Bloch, nel 1929 fonderà “Annales”. La rivista di storia che lo stesso Braudel dirigerà dal 1946 al 1968 e che diventerà ben presto luogo di incontro privilegiato di nuove idee e nuovi modelli per la storiografia moderna. La rivista è stata la casa dove è nata “L’Ecole des Annales”, di cui Braudel è stato uno dei massimi esponenti, un movimento che ha promosso una nuova visione della storia e dei suoi tempi di indagine. Una visione multidisciplinare, basata su diverse scienze sociali come l’antropologia culturale, la sociologia, la psicologia, l’economia. Una storia in cui i fatti non si analizzano solo nel singolo momento in cui essi avvengono ma in un arco di “tempi lunghi”. Sono queste basi teoriche che formano l’humus su cui Jacques le Goff fonderà “La Nuova Storia” di cui si dibatte ancora oggi. Ma è proprio su queste nuove idee che nasce in Braudel l’intuizione di raccontare il Mediterraneo in un’altra prospettiva più ampia, unitaria ed identitaria. Un’idea che prende forma nei cinque anni vissuti da prigioniero di guerra in Germania e si materializza nella sua tesi per il dottorato: La Méditerranée et le Monde Méditerranéen à l’époque de Philippe II” (Il Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II). L’opera monumentale, unica nel suo genere, sarà pubblicata nel 1949, anticipa di qualche anno i saggi sul Mediterraneo che in Italia saranno pubblicati da Bompiani e che analizzeremo nelle prossime parti di questo viaggio affascinante nel Mare nostrum, nella nostra storia. (per una bibliografia di Fernand Braudel)