“NELLA CIVILTA’ MEDITERRANEA IL MITO DELLE SIRENE E’ NATO CON OMERO, TREMILA ANNI FA. MA E’ ANCORA VIVO E SI RINNOVA CONTINUAMENTE OVUNQUE C’E POESIA E BELLEZZA”

Intervista a Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli che sul mito di Partenope e le sue sorelle ha scritto due saggi. Che parlano anche di noi. di Carlo Di Carluccio

Il mito delle sirene, le fantastiche creature metà donna e metà pesce, nasce con la civiltà Mediterranea. Il primo a parlarcene è stato Omero, quasi tremila anni fa, nell’Odissea. É uno dei miti radicato nell’immaginario collettivo trovando nuove forme per rivivere. Un esempio è il prossimo film, dalla trama segretissima ma con al centro il mito della sirena Partenope, del regista premio Oscar, Paolo Sorrentino che così omaggia di nuovo Napoli. L’altro esempio è il remake della famosissima Sirenetta della Walt Disney, in via di produzione, con personaggi in carne ed ossa e Ariel interpretata dall’attrice Halle Bailey.

Il mito delle sirene crea tuttora grande interesse, perché? Lo abbiamo chiesto a Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, che alle Sirene ha dedicato due saggi: “L’enigma delle sirene. Due corpi un nome”, edito dall’Ancora del Mediterraneo; Sirene. La seduzione dall’antichità ad oggi, edito da Il Mulino.

Elisabetta Moro, perché il mito delle sirene è ancora così vivo nella nostra cultura?  

Il motivo dell’attrazione del mito delle sirene sta soprattutto nel desiderio umano di conoscere, sperimentare, incontrare. Il tema fondamentale delle sirene è la seduzione. Ma la sirena è un simbolo che non ha un unico significato, è un segno aperto perché lascia aperta l’interpretazione e quindi si rinnova continuamente.  Il suo corpo ibrido indica che ha una duplice natura, Le sirene segnano il confine tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra il reale e l’immaginario. Anche il loro corpo si è trasformato nel corso del tempo: donna-uccello prima, poi donna-pesce, e noi non ci siamo quasi accorti di questa trasformazione perché le sirene sono anche il simbolo della fluidità dell’essere. Andersen dietro la sua sirena nascondeva la sua omosessualità che nell’800 era considerata un reato inconfessabile.

Quando sono nate le sirene, e dove?

Anche se non si conosce esattamente l’origine del mito, che qualcuno colloca in Siria, dove tre secoli prima dell’Odissea esisteva già il mito delle donne-pesce, possiamo dire che è nato nel Mediterraneo. Il primo a parlarcene è stato Omero nel XII libro dell’Odissea dove c’è uno degli episodi più spettacolari e drammatici dell’intera opera, cioè l’incontro-scontro fra Ulisse e le sirene. Tuttavia Omero non le descrive ci dice solo che cantano e che con il loro canto melodioso cercano di ammaliare l’eroe greco. Ma falliscono. E subito dopo nasce il mito della sirena Partenope.

Partenope, eccola! Perché diventa così importante per Napoli?

Secondo una delle tante ipotesi sui luoghi dell’Odissea, l’incontro fra le sirene e Ulisse era avvenuto davanti alle isole Li Galli, il piccolissimo arcipelago che si trova fra Capri e Positano. Quando le sirene si rendono conto che Ulisse è riuscito a sfuggire alla malìa del loro canto, si suicidano. Il corpo di Partenope viene trascinato dalla corrente fino al luogo dove oggi sorge Castel dell’Ovo e lì viene seppellita. Fra gli abitanti di quella che sarà Neapolis nasce subito il culto di Partenope, a cui vengono dedicati dei giochi sacri, la Lampadoforia, una corsa a piedi o a cavallo dove gli atleti portavano delle lampade, delle fiaccole, in memoria di Partenope.  Partenope è uno dei miti fondanti della città, non a caso i napoletani si chiamano anche partenopei. Il canto melodioso della loro sirena è ricordato anche in uno dei templi del canto colto della città, il Teatro San Carlo, dove sulla facciata c’è una scultura di Partenope.

Lei insegna anche Mitologia contemporanea all’Università, e dunque, chi sono le sirene di oggi? Dove si nascondono?

Questa è una domanda difficile perché non ha una sola risposta. Diciamo che le sirene oggi le possiamo trovare ovunque c’è poesia, in tutti i luoghi dove non c’è solo la ragion pratica ma domina la ragione dei sentimenti. A Napoli in questo periodo, un po’ magico, perché si sta preparando al probabile – e sottolineo probabile per motivi scaramantici – ma sicuramente auspicabile scudetto, i figli di Partenope sono tutti i giocatori del Napoli perché, anche se non sono nati a Napoli, stanno esprimendo bellezza, una grande, seducente, bellezza.