Napoli / Anders Petersen. fino al 31 gennaio 2024. Spot home Gallery, Napoli – Italia.
fotografie in pagina di Ludovico Brancaccio
“Napoli / Anders Petersen” è la personale ospitata dalla Spot home gallery, di uno dei più importanti e influenti fotografi contemporanei. Il corpus di circa sessanta fotografie in bianco e nero, di medie e grandi dimensioni, esposto in mostra è stato realizzato dall’artista svedese durante un mese di residenza a Napoli a cura della galleria nel corso dell’anno 2022.
Con uno sguardo sensibile e innocente, privo di pregiudizi e sovrastrutture, Anders Petersen (1944, vive e lavora a Stoccolma) si è immerso nella città partenopea, catturandone la vita e cogliendone la bellezza anche laddove non ci si aspetta di trovarla. Ne emerge un ritratto personale di una Napoli molto fisica, carnale, sensuale, a tratti tenera e fragile, a tratti più dura e primitiva, ma sempre trasudante una forte energia vitale. La Napoli di Anders Petersen è una città dai bianchi e neri fortemente contrastati, lontana dall’immaginario colorato e dai luoghi comuni cui è generalmente associata, ma profondamente coerente e corrispondente alle forti contraddizioni che la caratterizzano.
Le fotografie di Petersen parlano della città, della sua gente, ma parlano contemporaneamente dell’autore: fotografare è per l’artista un’indagine continua su se stesso, un interrogare l’altro per scoprire qualcosa di più su di sé. Per questo, spiega: «Voglio essere il più vicino possibile in modo da poter sentire che qualunque cosa io fotografi assomigli il più possibile a un autoritratto. Voglio che le mie foto siano una parte di me, voglio riconoscervi i miei sogni, le mie paure, i miei desideri.»
Il fotografo svedese si fida del suo istinto, del suo cuore e usa tutto il suo corpo e i suoi sensi quando fotografa. Le sue immagini, infatti, rivelano la sua presenza, la sua empatia e il suo amore per tutto ciò che ritrae, sia esso una persona, un animale, un luogo o un oggetto che può condurre a un’associazione inaspettata. Anders combina primi piani, istantanee, ritratti posati, inquadrature sghembe, dettagli apparentemente banali, fornendoci punti di vista talvolta disorientanti, che pongono domande. E rigorosamente inverticale perché, afferma: «Quando scatti in verticale, ti avvicini di più alle persone.»
«Anders Petersen – racconta la gallerista Cristina Ferraiuolo – non poteva che essere il primo artista in residenza in galleria. Napoli, con il suo caos e la sua umanità variegata, era il luogo ideale per un fotografo come lui. Nella sua lunga carriera ha fotografato tantissime città, da Tokyo a Londra, da Valparaiso a Sète. Napoli, città-mondo, con le sue mille sfaccettature, le contiene un po’ tutte.»
Dal 1967, dal suo primo lavoro “Cafè Lehmitz”, destinato a diventare un caposaldo nel mondo della fotografia internazionale, il fotografo svedese cattura, con un approccio diretto e sincero, la spontaneità della vita che lo circonda per coglierne il valore profondo, affettivo, nel solco di quel filone della fotografia contemporanea del quale fanno parte artisti come Daido Moriyama e Nan Goldin.
Anders Petersen è un fotografo svedese nato a Stoccolma nel 1944. Dal 1966 al 1968 studia fotografia con Christer Strömholm, diventando non solo uno dei suoi migliori studenti ma anche uno dei suoi più cari amici e assorbendo dal grande maestro scandinavo un approccio alla fotografia fatto di una tensione tra disciplina inflessibile, sincerità assoluta e libertà. Nel 1967 inizia a fotografare in un bar nella Reeperbahn di Amburgo, il Café Lehmitz, che brulicava di prostitute, travestiti, marinai, vagabondi, personaggi marginali che formavano una calorosa famiglia di anticonformisti in cui lui si identificava. Anders vive lì, per tre anni, scatta foto al volo e dipinge un ritratto commovente di un’umanità alla deriva che ama profondamente. Il progetto dà vita ad un libro omonimo pubblicato otto anni dopo, nel 1978, da Schirmer / Mosel in Germania che viene considerato un libro seminale nella storia della fotografia europea. Anni dopo, Cafè Lehmitz entrerà anche nella cultura pop grazie ad una fotografia usata da Tom Waits per la cover del suo album Rain Dogs del 1985.
Durante i dieci anni successivi, Petersen inizia un lavoro a lungo termine in dei contesti chiusi.
Nel 1984 esce il primo libro di questa trilogia, Fängelse, dedicato al suo progetto in un carcere di massima sicurezza, all’interno del quale vive per un lungo periodo. Seguiranno le pubblicazioni del suo lavoro all’ interno di una casa di riposo, Rågång till kärleken (1991), e di un ospedale psichiatrico, Inger har sett allt (1995). Il lavoro successivo di Anders Petersen dagli anni 2000 ad oggi assume sempre più la forma di un diario, basato su incontri visivi nei diversi luoghi del mondo che esplora, Okinawa, Valparaiso, Soho a Londra, Sète, Roma, Parigi, Stoccolma. Si rafforza la sua visione personale e intima della fotografia documentaria espressa attraverso l’uso di un bianco e nero struggente e fortemente contrastato.
Anders Petersen ha pubblicato più di 40 libri e vinto numerosi premi, tra i quali si possono citare: The Arles Photographer of the Year Award, 2003; il Premio Speciale della Giuria per la mostra Exaltation of Humanity, durante il terzo festival internazionale di fotografia a Lianzhou, Cina, 2007; Premio Dr. Erich Salomon di Deutsche Gesellschaft für Photographie, 2008; Premio Arles Contemporary Book insieme a JH Engström per From Back Home, 2009. Inoltre, Petersen ha ricevuto il Paris Photo e il premio Aperture Foundation Photo Book of the Year, 2012, per City Diary, e il premio di Lennart af Petersen, 2019. L’opera di Anders Petersen è rappresentata nelle collezioni di Fotografiska Stockholm, The Museum of Modern Art New York, Hasselblad Center Göteborg, The Bibliothèque nationale de France Paris, Centre Pompidou Paris, Museo d’Arte Contemporanea Roma, Museum of Fine Arts Houston, Moderna Museet Stockholm, Maison Européenne de la Photographie Paris, Museum Folkwang Essen e Fotomuseum Winterthur, tra gli altri. Dal 1969 tiene regolarmente mostre personali e collettive in tutto il mondo.