Fernand Braudel – La luce della Storia illumina il cammino della grande Civiltà del Mediterraneo (parte terza) di Carlo Di Carluccio

Lasciati i secoli bui della Preistoria, nella seconda parte del saggio “Memorie del Mediterraneo” Braudel inizia un nuovo viaggio nella vita del mare nostro “ormai rischiarato dalla luce della Storia” che si muove lungo tre scenari principali: 1) la colonizzazione del Mediterraneo occidentale da parte dei Fenici, degli Etruschi e dei Greci; 2) lo sviluppo della civiltà greca che lo storico definisce “un vero miracolo”; 3) infine, Roma e il suo Impero, “il cui successo consisterà nell’identificarsi esattamente con il Mediterraneo anche se va ben oltre di esso”.

Questi tre scenari vengono analizzati in modo lineare da un punto di vista particolare: dal mare. Quella di Braudel infatti è prima di tutto una storia di mare e di marinai. I Fenici furono i primi a conquistare il Mediterraneo, “respinti in mare dalla loro stessa terra, la Fenicia” con le sue aspre montagne che arrivavano fino alle coste, e che lasciavano agli abitanti solo stretti lembi di terra da coltivare. Un popolo di marinai “per forza”, che poi diventarono grandi mercanti che si muovevano rapidi grazie alle loro veloci imbarcazioni.

Dopo i Fenici, o forse insieme, nel Mediterraneo arrivarono gli Etruschi che Braudel definisce “un mistero ancora irrisolto”. Non aiuta certo a svelarlo la loro lingua misteriosa, non indoeuropea, che “si riesce a leggere perché utilizza l’alfabeto greco ma che rimane incomprensibile perché non conosciamo il significato di molte parole, troppe”. Da dove arrivano gli etruschi? Quando esattamente si mescolano alle altre popolazioni italiche in Toscana, in Lazio, ma anche a Capua, a Cuma, dove i greci li avevano preceduti? Quello che è certo è che gli Etruschi avevano un’imponente flotta con la quale sconfissero i popoli nemici, compresi i greci, trasformando il Tirreno in un vero e proprio “lago etrusco”. Di questa civiltà, delle sue città dalle viuzze strette e dalle mura imponenti però non resta quasi nulla. Restano solo “le città dei morti”. Le incredibili necropoli di Cerveteri e Tarquinia che, da secoli, con gli affreschi, gli oggetti di vita quotidiana, le sculture funerarie e i sarcofagi, ci parlano, cercando di raccontare questa civiltà che iniziò a morire, lentamente, nel IV secolo attaccata prima dai Celti da Nord e poi, ovviamente, da Roma.